Vinzibus: “Non ha senso trasferire il servizio pasti”

Le perplessità di Paul Tschigg, responsabile della Società San Vincenzo. Nelle serate più fredde i volontari arrivano a distribuire anche 300 pasti

di Rosanna Oliveri

05 Tschigg

“Non mi risulta che il Vinzibus si debba trasferire da piazza Verdi. Questo servizio in questa zona è stato attivato da poco, ha anche avuto dei costi ed è in questa zona che c’è una vera emergenza quindi non comprenderei il senso del trasferimento. Ho appreso anch’io la notizia della possibilità di un nostro trasloco soltanto dai giornali, ma a me questa informazione risulta priva di fondamento”.

A fare queste dichiarazioni non è un passante qualsiasi ma Paul Tschigg, responsabile del servizio Vinzibus, il veicolo-stazione di servizio con cui i volontari ogni giorno distribuiscono pranzi gratuitamente a chi si presenta davanti a loro. Dal tono delle parole del responsabile del Vinzibus traspare una certa insofferenza per le continue attenzioni al loro servizio. “Il nostro è un lavoro basato esclusivamente sul lavoro volontario e sulle offerte che riceviamo a titolo di beneficenza – specifica infatti ancora prima che gli si possa fare la domanda – e non usufruiamo in alcun modo di soldi pubblici, né tanto meno qui nessuno viene pagato”.
Sulla descrizione degli utenti del loro servizio, Tschigg taglia corto: “Sono centinaia i pasti che prepariamo e distribuiamo ogni giorno. Noi non facciamo domande o tanto meno indagini per capire se chi si presenta davanti a noi abbia o no veramente bisogno, ma quando in serate gelide di pioggia e freddo, prepariamo più di trecento pasti e tutti vengono esauriti da persone che si presentano per avere un piatto caldo, questo per noi vuol dire solo una cosa ed è anche molto semplice e chiara: ci sono persone, e anche tante, che hanno fame ed è questo è il vero dato importante. Non sappiamo quante, ma sappiamo che sono parecchie, troppe, c’è tanto bisogno e noi vogliamo contribuire ad aiutare. Vengono da noi persone che hanno avuto problemi di alcol o di droga, ma anche senzatetto, immigrati che non hanno niente, richiedenti asilo, ma per capire che sono bisognosi non c’è bisogno di chiedere la carta d’identità o il codice fiscale. Vengono aiutati tutti, non importa l’età, il sesso o da che Paese del mondo vengano”...

L’articolo completo è disponibile sul numero di marzo di METROpolis – Cultura & Sociale a Bolzano, in vendita in tutte le edicole di Bolzano e in abbonamento.

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