L’uomo che organizzava i grandi concerti

Intervista a Gianni Costa, lo storico promoter che tra gli anni Sessanta e Ottanta ha portato a Bolzano alcuni protagonisti della musica mondiale

di Daniele Barina

09 grandi concerti

Gianni Costa ha fatto un po’ di tutto nella vita: commerciante, ufficio gallerie stradali della Provincia, sindacalista, fondatore di televisioni e chissà che altro. Ma le sue migliori soddisfazioni professionali le ha avuto come organizzatore di concerti, attività pericolosa negli anni Settanta, quando vigeva lo slogan “la musica non si paga”, ma che lo ha certo portato a stretto contatto con celebrità che altri hanno solo vagheggiato di poter conoscere.

È il caso, tra i tanti, di Lucio Dalla che lo chiamò a dirigergli un intero tour.
Dalla si spostava tra una data e l’altra con uno yacht che aveva noleggiato da Onassis, il Cristina. Per un concerto prendeva 60 milioni di lire e, giunto a Capri che era la mia sede operativa, m’invitò a cena proprio su quella barca.

Gianni, organizzare eventi musicali può sembrare una professione bellissima, ma quanto è difficile e rischioso economicamente?
Come organizzatore ho girato tanto ma non mi sono mai legato al mestiere, l’ho fatto per hobby. All’inizio non si rischiava nemmeno il capitale perché gli artisti li pagavi dopo l’esibizione e a seconda della sua riuscita, finché qualcuno ha fatto il furbo e allora quelli hanno preso a farsi pagare prima. Io non ho mai guadagnato un centesimo, a parte recentemente (il 4 maggio 2018 al Cristallo ndr) con I Camaleonti, una serata costosa ma che segnava la riscoperta di un illustre “bolzanino” come si poteva considerare il veronese Claudio Cavallaro, che studiò al Monteverdi e compose molte musiche per quel complesso. Non ci ho nemmeno mai perso: l’unica volta fu con Baglioni.

Come nasce la passione per la musica?
Ho iniziato cantando con gli Epos e ispirandomi a Claudio Emeri che però era insuperabile, aveva sound ed era il migliore di tutti. Ricordo ancora come interpretò il pezzo di Ray Charles I believe to my soul, con gli We al Festival studentesco. Nel 1961, senza avere le sue doti, comunque cantavo…

Poi arriva il 1967…
… e a Bolzano apre il Blow Up in via Rovigo 14, il cui titolare Emilio Visentin mi chiese se gli organizzavo la stagione. Il primo concerto fu affidato a un gruppo multinazionale di donne che facevano beat, le Honeybeats, poi vennero I Delfini, un altro gruppo di genere che fece quasi 800 presenze. Avesse continuato la sua attività anche oltre il 1977, il locale avrebbe avuto un senso in città.

L’articolo completo è disponibile sul numero di luglio-agosto di METROpolis – Cultura & Sociale a Bolzano, in vendita in tutte le edicole di Bolzano e in abbonamento.

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